venerdì, 22 luglio 2022

AMBASSADOR'S WAY: SIMONE RODOLFI

Un passato nei ristoranti stellati e la passione per dolci e pane: Simone Rodolfi, classe 1987, racconta i suoi inizi e gli aneddoti di un percorso iniziato da giovanissimo.
Un passato nei ristoranti stellati e la passione per dolci e pane: Simone Rodolfi, classe 1987, racconta i suoi inizi e gli aneddoti di un percorso iniziato da giovanissimo.
Rodolfi, lei è figlio d’arte o ha scelto la vita del bakery chef?

“L’ho scelta, perché sono figlio di operai. Ma la passione per la cucina è nata in famiglia: nonni e zii amavano cucinare. Quindi ho studiato all’Alberghiero di Brescia per poi iniziare a lavorare in cucina, dal 2001 al 2006”.

Quando è arrivato, invece, a lavorare nei ristoranti stellati?

“Dopo qualche anno. Perché nessun grande ristorante ti getta nella mischia da adolescente. Prima ho lavorato in alberghetti. Agli stellati sono arrivato dopo tanto studio e corsi di specializzazione”.

Cosa le ha insegnato questa esperienza?

“Mi ha insegnato il valore dell’organizzazione in cucina. Il lavoro nei ristoranti insigniti con la stella Michelin è molto metodico, oltre che creativo. Ogni preparazione è rigorosa, ben studiata”.
Rodolfi, lei è figlio d’arte o ha scelto la vita del bakery chef?

“L’ho scelta, perché sono figlio di operai. Ma la passione per la cucina è nata in famiglia: nonni e zii amavano cucinare. Quindi ho studiato all’Alberghiero di Brescia per poi iniziare a lavorare in cucina, dal 2001 al 2006”.

Quando è arrivato, invece, a lavorare nei ristoranti stellati?

“Dopo qualche anno. Perché nessun grande ristorante ti getta nella mischia da adolescente. Prima ho lavorato in alberghetti. Agli stellati sono arrivato dopo tanto studio e corsi di specializzazione”.

Cosa le ha insegnato questa esperienza?

“Mi ha insegnato il valore dell’organizzazione in cucina. Il lavoro nei ristoranti insigniti con la stella Michelin è molto metodico, oltre che creativo. Ogni preparazione è rigorosa, ben studiata”.
Tecnicamente, le ha lasciato qualcosa che ha poi riutilizzato nel suo mestiere di panificatore e pasticcere?

“Beh, è difficile che lo lasci, a meno che non ci si occupi di focacce con farcitura o pasticceria salata. Personalmente, però, questo mondo mi ha lasciato qualcosa di più importante: una forma mentis e una serie di relazioni di valore, perché ancora oggi molti chef mi chiedono un pane particolare per i loro ristoranti”.

Ci fa un esempio delle sue preparazioni per gli stellati?

“Uno era fatto con grano tenero e duro, segale e semi vari. Poi al suo interno avevamo inserito del polline. Quindi lo abbiamo fatto lievitare in una cassetta di legno con del fieno, per poi metterlo in cottura sempre assieme al fieno per dargli un sentore di affumicato. Un altro pane che ricordo era da abbinare con un dolce: pane con cioccolato e acqua aromatizzata con infusione di sigari toscani. Poi lo affumicammo con trucioli di botte in cui era stato fatto invecchiare del whisky”.

Quanto ci vuole per fare un pane simile?

“Parliamo di più e più prove. Direi almeno un mesetto, con due o tre tentativi a settimana”.
Tecnicamente, le ha lasciato qualcosa che ha poi riutilizzato nel suo mestiere di panificatore e pasticcere?

“Beh, è difficile che lo lasci, a meno che non ci si occupi di focacce con farcitura o pasticceria salata. Personalmente, però, questo mondo mi ha lasciato qualcosa di più importante: una forma mentis e una serie di relazioni di valore, perché ancora oggi molti chef mi chiedono un pane particolare per i loro ristoranti”.

Ci fa un esempio delle sue preparazioni per gli stellati?

“Uno era fatto con grano tenero e duro, segale e semi vari. Poi al suo interno avevamo inserito del polline. Quindi lo abbiamo fatto lievitare in una cassetta di legno con del fieno, per poi metterlo in cottura sempre assieme al fieno per dargli un sentore di affumicato. Un altro pane che ricordo era da abbinare con un dolce: pane con cioccolato e acqua aromatizzata con infusione di sigari toscani. Poi lo affumicammo con trucioli di botte in cui era stato fatto invecchiare del whisky”.

Quanto ci vuole per fare un pane simile?

“Parliamo di più e più prove. Direi almeno un mesetto, con due o tre tentativi a settimana”.
Pane sì, ma anche pasticceria. In Molino Casillo collabora con Omar Busi, pasticcere di fama internazionale.

“Lo conoscevo già da prima, seppure c’eravamo incontrati di sfuggita. Da quando siamo in Molino Casillo è nata una bella amicizia. Al di là della passione per la pasticceria, ci lega anche quella per lo sport. Lui va in bici, mentre io corro, soprattutto in montagna. Per cui ci sentiamo spesso, anche perché io vorrei comprare una bici per darmi al diathlon”.

E poi siete due consumatori seriali di caffè d’orzo.

“Sì, anche questo ci accomuna (ride, ndr)”.

Senta, già Luca Scarcella ci ha detto che tra voi panettieri di alto livello è tornata la pagnotta da un kg. Ci sa dire il perché?

“Perché garantisce una shelf life più lunga. E poi l’operatore può dedicarsi anche di più al pane, inteso come scelta di materie prime. Inoltre la pagnotta da un kg evita gli sprechi e se ben conservata resta fresco a lungo”
Pane sì, ma anche pasticceria. In Molino Casillo collabora con Omar Busi, pasticcere di fama internazionale.

“Lo conoscevo già da prima, seppure c’eravamo incontrati di sfuggita. Da quando siamo in Molino Casillo è nata una bella amicizia. Al di là della passione per la pasticceria, ci lega anche quella per lo sport. Lui va in bici, mentre io corro, soprattutto in montagna. Per cui ci sentiamo spesso, anche perché io vorrei comprare una bici per darmi al diathlon”.

E poi siete due consumatori seriali di caffè d’orzo.

“Sì, anche questo ci accomuna (ride, ndr)”.

Senta, già Luca Scarcella ci ha detto che tra voi panettieri di alto livello è tornata la pagnotta da un kg. Ci sa dire il perché?

“Perché garantisce una shelf life più lunga. E poi l’operatore può dedicarsi anche di più al pane, inteso come scelta di materie prime. Inoltre la pagnotta da un kg evita gli sprechi e se ben conservata resta fresco a lungo”
Senta, come è entrato invece in Molino Casillo?

“Tramite Paolo Sanguedolce. Io prima lavoravo come consulente per un altro molino, e ogni volta che ci vedevamo scherzavamo su un mio eventuale cambio di casacca. Poi qualche tempo fa ci ritrovammo in una manifestazione, e mi fece testare Origine. Diciamo che mi convinsero le farine, non tanto Paolo. Scherzo ovviamente”.

Scherza, ma neanche tanto…

“Sono effettivamente farine eccezionali, sviluppate da un’azienda molto seria e dotata di un notevole reparto di Ricerca e sviluppo. Molino Casillo segue con precisione tutte le fasi, dalla scelta del grano alla macinazione per produrre una farina che fa la differenza nelle mani dell’operatore”.

Quale è la sua farina Molino Casillo preferita?

“Io amo molto la farina Integrale per gusto e profumo. E poi Origine Tipo 1 e Tipo 2, che incontrano i gusti di tutti e hanno un profumo mai visto. Poi un panettiere o un pasticcere sceglie quelle più indicate per la preparazione”.

Come consiglia di trattarle?

“Tecnicamente, non ci sono grosse accortezze. Sono farine studiate benissimo e molto performanti. Consiglio di utilizzarle per preparazioni semplici e rustiche, perché è un peccato coprire il profumo di queste farine”.
Senta, come è entrato invece in Molino Casillo?

“Tramite Paolo Sanguedolce. Io prima lavoravo come consulente per un altro molino, e ogni volta che ci vedevamo scherzavamo su un mio eventuale cambio di casacca. Poi qualche tempo fa ci ritrovammo in una manifestazione, e mi fece testare Origine. Diciamo che mi convinsero le farine, non tanto Paolo. Scherzo ovviamente”.

Scherza, ma neanche tanto…

“Sono effettivamente farine eccezionali, sviluppate da un’azienda molto seria e dotata di un notevole reparto di Ricerca e sviluppo. Molino Casillo segue con precisione tutte le fasi, dalla scelta del grano alla macinazione per produrre una farina che fa la differenza nelle mani dell’operatore”.

Quale è la sua farina Molino Casillo preferita?

“Io amo molto la farina Integrale per gusto e profumo. E poi Origine Tipo 1 e Tipo 2, che incontrano i gusti di tutti e hanno un profumo mai visto. Poi un panettiere o un pasticcere sceglie quelle più indicate per la preparazione”.

Come consiglia di trattarle?

“Tecnicamente, non ci sono grosse accortezze. Sono farine studiate benissimo e molto performanti. Consiglio di utilizzarle per preparazioni semplici e rustiche, perché è un peccato coprire il profumo di queste farine”.

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